Non è facile avere una coscienza ecologica: quasi ogni nostro gesto quotidiano è potenziale fonte d'inquinamento (ogni volta che ci penso, mi viene in mente una scena del film "Matrix", in cui l'agente Smith dice a Neo: "Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga").
La mia è una coscienza ecologica "relativa": per comodità e perché credo che esserlo totalmente, oltre che difficile (se non impossibile), sia anche troppo costoso. Ma soprattutto perché sono convinto che l'azione ecologica individuale, per quanto lodevole e da promuovere, risolva troppo poco rispetto a quanto, al contrario, possa fare l'azione pubblica e coattiva.
Faccio un esempio: quanti, prima dell'obbligo di mettere le cinture in auto, le mettevano? Quanti lo fanno oggi che è obbligatorio? Non solo l'obbligo ha determinato una sana abitudine, ma ha anche creato, col tempo, la coscienza individuale della bontà di quel gesto che, per molti di noi oggi è quasi scontato e non più determinato dalla paura della sanzione.
Allo stesso modo, l'azione pubblica può essere molto più efficace rispetto ai nostri comportamenti non-ecologici. E' quello che ad esempio è accaduto nel mio piccolo paese quando è stata imposta la raccolta differenziata porta a porta. All'inizio ha destato grandi mugugni ma, col passare del tempo, è diventata qualcosa di quasi automatico, su cui si è venuta a creare, anche in chi non ce l'aveva, la coscienza della bontà di quell'azione.
Lo stesso sta accadendo in questi giorni con la sostituzione, negli esercizi commerciali, delle buste di plastica con le buste biodegradabili ... e questo apre un altro fronte che mi porta a sostenere l'azione pubblica piuttosto che la singola azione individuale: ma ne parlerò in un secondo post.
Nessun commento:
Posta un commento