Un nobel che squarcia, per pochi momenti ahimé, il velo dell'ipocrisia steso dall'Occidente sul regime cinese.
Né gli Stati Uniti, né l'Europa hanno il coraggio di mantenere alta la bandiera dei diritti umani quando si tratta di fare affari con Pechino (ma questo non vale solo per Pechino, penso, ad esempio, anche a Mosca). Chi se ne frega delle condizioni degradanti degli operai cinesi, chi se ne frega dell'impossibilità di esprimere opinioni al di fuori di quelle del partito, chi se ne frega di una religione di Stato imposta e controllata. L'importante è guadagnare e far sì che il gigante cinese sia alleato. Chissà che qualche Paese occidentale non pensi, vista la strabiliante crescita economica della Cina, di adottarne anche il sistema politico e sociale...
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